Il film in programma era Poetry del regista sud coreano Lee Chang-Dong.
Ho deciso di scriverne qualcosina nel mio piccolo blog prima che mi passino dalla testa tutti i pensieri che il film ha suscitato in me.
La protagonista è una signora sessantacinquenne che ha a che fare con una serie di difficoltà: una figlia lontana, un nipote adolescente scontroso e schivo e l'alzheimer. Nonostante tutto cerca di andare avanti con positività finché un evento scuote la sua esistenza: una studentessa della scuola locale si uccide. La causa della scelta estrema pare risiedere in delle molestie sessuali subite da un gruppo di studenti fra i quali è coinvolto anche il nipote della protagonista. La signora sconvolta dalla vicenda pare non sapere come affrontare la cosa mentre i genitori degli altri ragazzi vogliono risolvere la cosa con un risarcimento in denaro. L'unico conforto della signora è un corso di poesia tramite il quale si mette in cerca dei segni di bellezza che la circondano. Quindi si mette in ricerca dell'ispirazione per poter finalmente scrivere una sua poesia.
Ciò che mi ha più colpito sono i silenzi. Molto più carichi di significato e di emozioni rispetto ai dialoghi. Il dolore è talmente forte che non si trovano le parole per esprimerlo, anzi, non c'è bisogno delle parole per esprimerlo. E infatti nonna e nipote non parlano mai esplicitamente di ciò che è successo. Non c'è bisogno di urlare, fare confusione; non c'è bisogno di inutili drammatizzazioni.
Questo concetto, molto orientale, forse è estraneo alla società occidentale che ha bisogno di parole, immagini veloci ed esplicite per capire. Quindi mentre sullo schermo scorrevano immagini di paesaggi bucolici, piccole case orientali e strade trafficate in cui si trovava la buffa protagonista adornata di cappellino in stile un po' "british", alcune persone uscivano dal cinema perché troppo annoiate.
purtroppo noi occidentali non siamo più capaci di apprezzare certi ritmi e certi stili. parlo in generale, perchè so bene che il discorso non vale per tutti. ho visto certi film orientali in cui la lentezza e il silenzio erano elementi fondamentali, ma sono convinta che la maggioranza delle persone si sarebbe solo annoiata. inutile dire che sono convinta che siamo noi a perderci qualcosa. questo film lo volevo vedere, ma mi è scappato, però spero di recuperarlo in futuro.
RispondiEliminaConcordo pienamente! :)
RispondiEliminaMai generalizzare però è un dato di fatto che la lentezza e il silenzio non fanno parte della cultura occidentale, ammesso che si possa parlare di cultura occidentale...!
L'importante è fare sempre un piccolo sforzo per capire anche le cose che ci sembrano lontane dal nostro essere. Di sicuro questo passaggio per noi è più facile visto che siamo interessati all'oriente e alle sue tradizioni.
Per altre cose sarei più in difficoltà!
Comunque quando recuperi questo film mi fai sapere cosa ne pensi!
certamente! e intanto vedrò di non farmi scappare A simple life, visto che ho sentito parlare bene pure di quello.
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